Twitter ha appena rilasciato una nuova versione della sua applicazione mobile per iOS e Android. Con il nuovo rilascio, si rendono ancora più esplicite le specifiche tecniche messe in evidenza nel documento programmatico di “guidlines” che tanto fece discutere. Il problema principale infatti, legato all’apertura delle API a sviluppatori terzi, è stato amplificato dall’impostazione da parte di Twitter di alcune policy molto restrittive. Tutto questo si è tramutato in un vero e proprio enforcement per evitare che in futuro l’ecosistema si possa popolare di nuove app esterne al controllo diretto dell’azienda.
Anziché continuare verso la direzione della libertà di fruizione e di informazione, Twitter si è tramutato in un vero e proprio monopolio sotto il controllo degli advertiser. Il punto infatti è tutto qui, per fruire di un servizio gratuito, l’unica forma di revenue è quella della pubblicità.
Pensiamo al modello dei giochi online, che funzionano in tutto il mondo proprio grazie ai banner e agli ads posizionati sui loro siti. Stesso discorso per Facebook e Twitter. Ora, trovare un utente che possa pagare quanto pagherebbe un advertiser è quasi impossibile, visto l’elevata cifra di riferimento.
E’ proprio su questo principio che la si è resa necessaria la volontà di Twitter di evitare un’eccessiva dispersione della propria piattaforma. Pensiamo ad esempio ad un venditore che vuole promuovere i suoi servizi, ma contemporaneamente sa che il 30% dei suoi potenziali acquirenti non leggerà il messaggio perché leggono Twitter da client non compatibili con la pubblicità.
Tutto questo si traduce nella necessità di trovare strade alternative, e sembra proprio che Twitter voglia insistere bloccando lo sviluppo di idee indipendenti. Sicuramente faranno del bene alle casse dell’azienda, ma siamo sicuri che non ci sarà, sul lungo periodo, un brusco freno della portata innovativa di Twitter? Staremo a vedere.
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